Giovanni Audiffredi

Nella sua testa c’è l’idea di avere un magazine di attualità culturale: Giovanni Audiffreddi, giornalista con grande esperienza nel mondo del lifestyle, è il nuovo direttore di Esquire, rivista formata negli Stati Uniti nel 1933 che parla di moda, intrattenimento, politica e tecnologia. La nuova sfida è quella di puntare sull’integrazione tra arte visiva e giornalismo.

Dacci la ricetta magica.
“Non c’è, ma posso dire che per un magazine è cruciale avere un punto di vista distintivo, proiettarsi nel futuro e restare ancorati all’attualità con curiosità e creatività”.

I social uccidono l’editoria?
“L’editoria è cambiata con radio, TV e pubblicità, ma ha trovato un equilibrio. Oggi servono originalità e metodi nuovi. La pubblicazione tradizionale richiede tempo e cura, è un processo lungo e complesso”.

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Comanda il lettore o la redazione?
“Il lettore. Il giornalista deve sapere per chi scrive, senza autocompiacimento. La redazione deve mantenere la propria identità, bilanciando esigenze editoriali e influenze commerciali”.

La tua sfida?
“Ho iniziato giovane nel giornalismo, sempre interrogandomi sul futuro. Dopo anni in radio e in periodici storici, ora dirigo Esquire per trasformarlo in un brand di riferimento globale, combinando tradizione con innovazione editoriale”.

La tua visione?
“Ho creato un ibrido unico mescolando estetica e informazione dei news magazine anglosassoni con il dinamismo della stampa indipendente artistica. È stata una scelta disruptive che ha generato un grande successo editoriale nei primi quattro mesi”.

Chi è il cittadino del 2024?
“Una persona che riflette su una generazione curiosa e inclusiva, navigando tra rivoluzioni sociali e crisi ideologiche globali”.

Che rapporto hai con Milano?
“Ci sono cresciuto, è una città che ha subito una grande evoluzione culturale e gastronomica, diventando un polo europeo avanzato”.

Qualcosa da ascoltare e leggere consigliato da un direttore di un magazine che fa base a Milano?
“Leggete “Bassa Intensità” di Lucia Annunziata, racconta il giornalismo in zone critiche. Ascoltate Jannacci, per emozioni milanesi autentiche”.

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