Maurizio Stocchetto

Il Bar Basso è quel posto dove nessuno si sente solo, perché si incontra sempre qualcuno che si conosce o si conosce sempre qualcuno. E la Milano che lavora, ma anche quella che cazzeggia, alle 18 può ritrovarsi lì. Abbiamo intervistato Maurizio Stocchetto, (il proprietario) quando la notte è buia e le strade iniziano a svuotarsi.

𝗤𝘂𝗮𝗹 è 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 è 𝘀𝗰𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗻𝘁𝗶𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗕𝗮𝗿 𝗕𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗶𝗹 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝘁𝗿𝗼𝘃𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗴𝗻?
Difficile a dirlo, ma forse è nato tutto da un designer inglese, James. Ha cominciato a frequentare il locale insieme ad altri designer come Giovannoni e altri amici inglesi. Era all’apice della sua carriera e la gente lo seguiva. Forse tutto è cominciato così.

𝗠𝗼𝗱𝗮, 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗴𝗻, 𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝘁𝗲𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗾𝘂𝗶 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮𝗻𝗼 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶?
È successo che intorno agli anni ‘80 il Bar Basso ha iniziato ad attirare tantissimi designer di moda che venivano a lavorare per i marchi dell’epoca: Armani, Versace, Ferrè e tanti altri. Poi sono arrivati quelli che si occupavano di design industriale, che lavoravano da Mendini o Denis Santa Chiara.

𝗨𝗻 𝗰𝗹𝘂𝗯 𝗱𝗶 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶?
Più una comunità che un club.

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𝗜𝗹 𝗕𝗮𝗿 𝗕𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗮𝗿à?
Durante ogni salone del mobile ci rendiamo conto di quanto sia stato fondamentale mantenerci fedeli alla nostra idea di cocktail bar. Negli anni ‘90 veniva visto come un locale dall’arredamento vecchio e c’è stata l’espansione di un altro tipo di bar che con il tempo non ha resistito. Credo che tutto questo sia merito delle persone che hanno imparato a conoscerci frequentandoci.

𝗤𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝗮𝗱𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗼𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗯𝗲𝗿𝗲?
Ti direi un Negroni Sbagliato, ma questo immagino già lo sappiate.

𝗗𝗲𝘃𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗰𝗶 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗽𝗲𝗿ò…
È nato per caso: mio padre stava preparando un Negroni tradizionale ma accidentalmente ha versato spumante al posto del gin. Un errore che è diventato subito un successo. Erano gli anni ‘70, ma sembra nato ieri.

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