Bassista, compositore, produttore e ora anche designer di occhiali, storico braccio destro di
Jovanotti sul palco: Saturnino Celani sorprende sempre.
Lo abbiamo incontrato al Museo di Storia Naturale e ci ha raccontato un po’ di lui.

Cosa vedi con i tuoi occhiali?
Con i miei occhiali vedo un mondo che a volte mi delude, ma continuo a guardarlo, sempre
incorniciato. Anche quando è meno bello, questa cornice mi aiuta ad affrontarlo meglio.
A quanti anni hai preso per la prima volta uno strumento in mano?
Avevo sei anni, circondato da violini in casa. A 14 anni, ho scoperto il basso elettrico, che ancora
oggi considero lo strumento della mia presa di coscienza.

Qual è la cosa più strana che ti ha fatto mangiare Jovanotti?
Eravamo in un ristorante giapponese a L.A. e lì c’è stato il battesimo del wasabi: ha preso un
involtino primavera, lo ha ricoperto completamente e me l’ha fatto mangiare. Ho quasi pianto.
Il dispetto peggiore che ti ha fatto lui e che gli hai fatto tu?
Gli ho regalato un uovo di Pasqua che si è sciolto sul suo mixer valvolare: profumo splendido,
mixer distrutto. Lui mi ha messo un cartello con il mio numero in tour nel ’97: sul palco, davanti a
tutti. Dispetti affettuosi.

Qual è il tuo animale preferito e perché?
Quando ancora c’era lo zoo a Milano, passavo tanto tempo ad osservare l’ippopotamo, a cui ho
dedicato anche un brano, un animale che mi affascina: sembra pacifico, ma è imprevedibile.
Se avessi una folta chioma che taglio ti faresti?
Senza dubbio il taglio di Elvis Presley, quello che poi ha ispirato Joe Strummer e tanti altri. È il mio
preferito.

Qual è la canzone di Milano?
“Satelliti”, di cui ho scritto anche il testo: questa canzone è Milano.
Qual è stato il concerto più bello della tua vita?
I Divine Comedy alla Triennale, con la mia compagna Alberta. Quello è il concerto più bello della
mia vita.

Raccontaci della tua prima volta a San Siro.
La presentazione di Lorenzo a fine concerto: “È la prima volta per me e per mio fratello.” Un
momento straordinario.



