Abbiamo conosciuto Marco Nicotra, fondatore di @bolo_paper, etichetta editoriale indipendente di fanzine, magazine e oggetti visivi. Ci ha portati all’interno della Tipografia Mistero, luogo in cui nascono i suoi oggetti più assurdi e controversi.

Il nome Bolo Paper crea controversie nella sua lettura, raccontaci
Una persona su due pensa che io sia di BOLOGNA e che io sia un collettivo. Ho giocato molto su questa mis-percezione che oramai caratterizza il progetto.
Il nome è nato in pochi secondi più per una questione di forma, mi servivano 4 lettere tondeggianti.
3 aggettivi per Bolo
Sarcastico, duraturo, incompreso.

E chi è Marco?
La persona che si cela dietro al progetto BOLO dal 2011. Sono un grafico e negli anni ho sperimentato diversi metodi e supporti espressivi, avvicinandomi in primis al mondo della stampa, ed ora a quello dell’intelligenza artificiale, un giusto mix tra analogico e digitale.
C’è un ritorno del gusto Camp?
Eh? Mai sentito, ho googlato ed è venuto fuori un campeggio. Non so se c’è un ritorno particolare a questo campeggio o se in generale abbia avuto una perdita di clienti in passato ed ora stia tornando in auge, glielo auguro.

La tua opera più insignificante?
Spigoli, qualcosa a cui sarebbe opportuno prestare estrema attenzione.
La cosa più assurda che ti sia mai successa?
Mia mamma mi ha spento una sigaretta in un occhio (per errore dice).
C’è un quartiere che incarna l’anima di Bolo?
Decisamente Lorenteggio, dove vivo in estremo sconforto e solitudine.

Qual è il lavoro che ha suscitato più attenzione?
Tutta la serie sulla pedofobia, che vanta 7 titoli diversi tra cui BIMBI DI MERDA. Anche Femminismo a Cazzo ha suscitato attenzione, non sempre positiva.
Come sarebbe la tua vita senza Bolo Paper?
Credo sarei caduto in depressione. Bolo è un enorme riempitivo che il mio cervello ha creato per impedirmi di farmi sentire il vuoto dell’esistenza, l’assenza di scopo del tutto.
Che tipo di carta usi per soffiarti il naso?
Tutta la gamma Fedrigoni poiché costa poco.




