Anna Frabotta

Oggi ci immergiamo nella creatività insieme ad @annafrabs e al suo Frab’s Magazine, che ci ricorda quanto siano fondamentali i cinque sensi quando parliamo di autoproduzioni e visioni future. Frabs Magazine è un piccolo store in Porta Venezia che si dedica alla diffusione culturale, con una selezione di prodotti editoriali indipendenti e riviste di nicchia.

Per iniziare, da dov’è partita l’idea?
È nata dalla mia passione per i magazine indipendenti, un settore senza adeguata distribuzione in Italia. Frab’s è nato per colmare questo vuoto. Ci sono migliaia di progetti editoriali nel mondo e rischiavamo di perderceli tutti.

Quali colori è Frab’s?
I colori che rappresentano ciò che faccio sono il rosa e il rosso ciliegia. Ssimboleggiano la freschezza delle riviste e un atteggiamento non troppo serioso, sfidando l’idea che la cultura “alta” debba essere ingessata e accademica.

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Possiamo dire che sei una curatrice?
Sì. Seleziono solo titoli di alta qualità per contenuti e design, promuovendo cultura del magazine di nicchia.

E Milano che rivista sarebbe?
Milano, avrebbe una cover rigida olografica, riflettendo la sua diversità e ricchezza, con un mix di carte patinate e opache.

Carta, oggetti fisici, tatto e odore, a tal proposito il primo che ti viene in mente?
L’odore del sussidiario delle elementari mi ricorda i primi odori della mia vita. Il tatto mi richiama la pelle di pesca della mia gatta, simile alla carta soft touch delle copertine.

E tra 25 anni come saranno la riviste? Che consiglio ti senti di dare?
Studiare, lavorare duro, essere curiosi e sperimentare. Le riviste saranno meno ma di maggiore qualità, integrate con il digitale grazie alla realtà aumentata. Spero che l’uso dell’AI nell’editoria sia solo una moda.

La tua rivista dei sogni?
La mia rivista ideale è un metamagazine, che parla di riviste, che lanceremo a settembre (spoiler).

Mentre adesso come sta l’editoria indipendente a Milano?
È il fulcro, offrendo opportunità per progetti che mirano a un pubblico internazionale. Fuori da Milano, i progetti sono più piccoli e sperimentali, spesso non orientati alla vendita ma alla creatività.

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