Pierpaolo Ferrari, fotografo di fama internazionale e co-fondatore di Toiletpaper, magazine di culto (e molto di più) creato con Maurizio Cattelan.
Con uno stile unico che fonde arte e provocazione e collaborazioni con brand come Seletti, Ferrari ci racconta le sue ispirazioni, il processo creativo e la sua visione sul futuro della fotografia.
Le tue influenze?
Sono cresciuto negli anni ’80, immerso in un mondo di colori, fantasia e creatività. Influenzato da fumetti, moda, cinema, MTV e i primi videogiochi.
Come hai iniziato?
Presto, con la fotografia sportiva, sperimentando con pellicole e sviluppi. Grazie a un’amica, ho realizzato foto sportive per Nike, che ha apprezzato il mio stile dinamico, influenzato dai fumetti dell’Uomo Ragno e mi ha chiamato per fare i cataloghi.
Quali consigli daresti a chi comincia a fare il fotografo?
Non fare dell’arte un lavoro. Ispirarsi alle proprie esperienze e a ciò che ci rende felici. La fotografia deve filtrare la realtà attraverso il fotografo.

Definisci il tuo lavoro in meno di dieci parole.
Creo immagini che offrono prospettive inusuali sul presente.
L’interazione con l’osservatore?
È fondamentale.
Che libro potrebbe raccontare la tua estetica?
“Il Barone di Munchausen” o “Don Chisciotte”.
Il tuo processo creativo?
Seguo l’istinto e spesso le prime idee sono le migliori. L’esperienza mi aiuta a capire cosa funziona.
Sei cambiato dagli esordi?
Il digitale e i social media hanno rivoluzionato il mio lavoro. Prima consultavo molte riviste, mentre oggi evito di guardare troppo cosa fanno gli altri. I social hanno ridotto la fantasia e l’unicità.






E Milano? È cambiata?
Milano è cambiata molto, evolvendosi nel digitale ma mantenendo le sue tradizioni. Vedo una città in continua evoluzione.
Ti piace sempre?
Adoro Milano perché è piccola ma grande allo stesso tempo, accessibile a piedi o in bicicletta.
I luoghi del cuore?
Santa Maria delle Grazie, il cinema Odeon, i giardini di Palestro e via Balzaretti.
