Formatisi a Milano, i mariachi “Así es México” portano l’essenza del Messico in ogni occasione: matrimoni, feste aziendali, compleanni, serenate con un repertorio dal folklore alla musica popolare.
E noi li abbiamo incontrati su un tram per farci raccontare qualcosa in più.
Qual è la storia e l’origine di questa musica?
“Nasce durante la conquista spagnola in Messico, con influenze europee negli strumenti.
La parola “Mariachi” si riferisce agli interpreti di musica durante le celebrazioni locali. Noi lo facciamo da sempre, proprio perché frequentavamo le feste popolari”.

Avete una canzone preferita?
“Cielito Lindo”, perché il ritornello dice: “Ay ayayay canta e non piangere, pezzo di cielo mio, perché cantando si rallegrano i cuori”.
E le vostre influenze musicali?
“Jorge Negrete, José Alfredo Jiménez, Javier Solis, Vicente Fernandez, Luis Miguel”.
Sembra che anche le persone più rigide si sciolgano davanti a voi.
“È vero. Pensa che in Germania, durante una cena, alcuni banchieri impressionati dalla dimensione del nostro chitarrone, attaccarono scherzosamente un cartellino con scritto “DeutchBank”, per usarlo come salvadanaio”.






Si balla con voi?
“Certo che sì! Nessuno resiste. Inizialmente il pubblico è timido, ma poi chiunque si lascia andare, si scatena, canta e balla”.
È cambiata la musica mariachi negli anni?
“Si sta sviluppando una versione più moderna, che usa più strumenti e gli arrangiamenti sono più complessi. Ma quella classica non tramonterà mai”.
Che ne dite di Milano?
“È la nostra nuova casa e per noi è una sfida diffondere la cultura messicana qui”.
Questi costumi sono bellissimi. Da dove vengono?
“Originariamente erano i vestiti tipici dei lavoratori agricoli, poi hanno adottato lo stile più elegante del “charro messicano”, il capo dell’azienda agricola”.
Avete collaborato con altri artisti?
“Sì, con Max Pezzali a X-Factor e Alfa su Instagram”.
Che programmi avete?
“Di lavorare sempre di più per mantenere viva la tradizione a livello internazionale”.
Se Milano fosse una canzone mariachi, quale sarebbe?
“El Rey”, perché è grande e coraggiosa”.