Abbiamo fatto visita a @astianatte, amministratore delegato di Caffè Hardy, all’interno dello showroom.
Passando per gli spazi dell’azienda, Paolo Biancheri ci ha raccontato un po’ di lui, portandoci all’interno del mondo del caffè. E tra gusto e tostatura, abbiamo scoperto come beve il caffè.

Cosa rappresenta per te il caffè?
È senza dubbio la sostanza psicoattiva che preferisco.
Ma si beve zuccherato?
È una questione che divide in due: io appartengo alla categoria che lo preferisce non zuccherato, forse perché non amo le cose edulcorate.

Cosa pensi delle persone che non lo bevono?
Mi spiace che rinuncino ad una sostanza ricca di antiossidanti, di vitamina B2, con un effetto tonico, lipolitico.
Il caffè peggiore della tua vita?
Proprio ieri, in un famoso locale di Milano che devo assolutamente persuadere a scegliere Hardy. Anzi se il proprietario mi legge.

Che gusto ha il caffè Milano?
È una miscela pregiata, la cui ricetta ha una lunga storia. Il gusto riassume la voglia di osare di Milano.
Perché collezioni matite?
Sua Maestà “la Matita” è lo strumento di scrittura più affascinante: ci invita a rallentare e a ragionare prima di agire. La mia preferita è la Blackwing 602, con cui Leonard Bernstein ha composto West Side Story e Steinbeck La Valle dell’Eden.

3 aggettivi per Hardy?
Elegante, Pregiato, Milanese.
Com’è nato tutto?
Hardy nasce nel 1954 da una sfida “ardita” dei fondatori, da cui il suo nome. Accompagna il risveglio dei milanesi da oltre 70 anni.

Il vostro più grande successo?
La frase che mi sento ripetere dai clienti storici, e cioè che non saprebbero nemmeno immaginare un’alternativa.
Quali sono i tuoi luoghi preferiti di Milano?
Moltissimi cortili nascosti e silenziosi, veri tesori meneghini, l’ultimo gradino uscendo dalla metro Duomo, la Triennale con le sue mostre e progetti.
Quale sarà il gusto del caffè del futuro?
Il caffè del futuro avrà una grande responsabilità: dimostrare che non sono state trovate scorciatoie per ottenere una tazzina di qualità superiore.


